Quei resti dei soldati italiani dispersi in Russia: la campagna per riportarli a casa
Статья подготовлена в рамках гранта, предоставленного Министерством науки и высшего образования Российской Федерации (№ соглашения о предоставлении гранта: 075-15-2022-328).
The article was prepared in the framework of a research grant funded by the Ministry of Science and Higher Education of the Russian Federation (grant ID: 075-15-2022-328).
Memorie dal sottosuolo: vicino a Millerovo sono stati ritrovati i resti di sei soldati italiani caduti durante la Seconda guerra mondiale. Ora potranno tornare finalmente in patria. I resti erano lì da 80 anni. Coperti di terra, neve e ghiaccio. Dimenticati da tutti. Ossa senza un nome. Le loro divise erano ormai scomparse, inghiottite dal tempo che logora tutto. Eppure quei corpi consumati c’erano ancora e appartenevano a sei soldati italiani caduti in Russia non lontano dalla città di Rostov, nei pressi dell’aerodromo di Millerovo, da cui partivano gli aerei tedeschi per il fronte di Stalingrado, l’attuale Volgogrado.
La loro storia risale alla fine del 1942, quando le forze dell’Asse sono costrette a ritirarsi disordinatamente di fronte all’Armata rossa. Sono scontri furiosi, che non risparmiano nessuno. L’operazione Barbarossa, ovvero il tentativo da parte di Adolf Hitler di conquistare l’Unione sovietica, è ormai finita ma il führer è convinto che si possa sfondare a Sud, fino al Caucaso, per impossessarsi poi del petrolio di Baku. L’Asse schiera quindi oltre un milione e mezzo di uomini e 2500 carri armati per conquistare Stalingrado. Questa battaglia risulterà decisiva e costituirà uno spartiacque per l’intera Seconda guerra mondiale, un prima e un dopo. Il terzo Reich passa dalla fase offensiva a quella difensiva. Dopo aver perso l’Ucraina, la Bielorussia e la Crimea, Iosif Stalin emana il famoso decreto «Non un passo indietro». La cruentissima battaglia dura sette mesi. Si combatte casa per casa, piano per piano, stanza per stanza. In un freddo glaciale. I soldati dell’Asse cedono nel febbraio 1943 e i sovietici fanno oltre 90mila prigionieri.
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